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Fino a poco tempo fa la luce era considerata, oltreché energia elettromagnetica, mero mezzo funzionale per vedere le cose in assenza di quella naturale. Parlare di luce oggi invece, sia essa diurna o notturna, è come parlare della nostra vita quotidiana, di come viviamo e ci rapportiamo alle presenze che ci circondano. Dobbiamo quindi riconoscere ormai alla luce una valenza più importante, di natura culturale e artistica oltre che pratica, senza dimenticarci che essa rende percepibile il movimento, ordina e definisce tutti i fenomeni reali. In architettura, nell'approccio poetico all'illuminazione, non si esclude il rispetto per gli usi, il benessere fisico degli utenti pur tenendo ben presente il proprio compito funzionale e visivo.
L'elemento che per eccellenza opera la mediazione tra la luce, lo spazio e l'uomo è l'apparecchio illuminante. A tal proposito sappiamo già che l'evoluzione del prodotto ha portato alla creazione di oggetti non solo esteticamente bellissimi ma anche "performativi", dando vita ad oggetti suadenti e magici. Oggi vi presento uno dei miei oggetti preferiti di design, un lampadario, fonte importante di luce in ogni ambiente, che è talmente bello e brillante da ricordare un gioiello: Caboche.


Caboche
2005
Foscarini

Disegnata da Patricia Urquiola, le 189 meravigliose "gocce di cristallo" sono in realtà bolle di polimeri sintetici, sfere in polimetilmetacrilato trasparenti che permettono di moltiplicare la luminosità replicando l'effetto dei tradizionali lampadari di cristallo. La fonte luminosa della Caboche è invece una lampada alogena opportunamente schermata per diffondere la luce verso l'alto ed evitare l'abbagliamento diretto. 

Maggiori info su:
www.foscarini.com

#luce #design #arte #foscarini #keepintouch



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