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La Minimal Art è la principale tendenza che negli anni Sessanta fu protagonista del radicale cambiamento del clima artistico, caratterizzata da un processo di riduzione della realtà, dall'antiespressività, dall'impersonalità, dalla freddezza emozionale, dall'enfasi sull'oggettualità e fisicità dell'opera, dalla riduzione alle strutture elementari geometriche.
Il termine fu coniato nel 1965 dal filosofo dell'arte inglese Richard Wollheim nell'articolo intitolato, appunto, Minimal Art,all'interno della rivista Arts Magazine. Egli parla di "riduzione minimale", ma nel senso del contenuto artistico, relativamente a lavori dove entrano in gioco oggetti al limite indistinguibili dalla realtà quotidiana, oppure forme ed immagini con valenze anonime e impersonali, citando da un lato i ready made di Duchamp, che sono un punto di riferimento fondamentale per quello che riguarda la componente concettuale di ogni operazione riduzionista e dall'altro Reinhardt, dal quale trae l'aspetto relativo alla riduzione purista della pittura e la sua concezione dell'arte per l'arte", tesa all'eliminazione di tutto ciò che viene percepito come essenziale.

Hans Kuiper 

Sulla scia della minimal art, consiglio a tutti di applicare il concetto di vita minimal, inteso come stile di vita dove si tende a possedere, a volere e fare solo quello che davvero è necessario, pertanto essenziale.
E' un modo per evadere agli eccessi del mondo che ci circonda - gli eccessi del consumismo, del materiale che si possiede, del disordine, dell'avere troppe cose futili che davvero portano alla confusione e fanno dimenticare il vero modo per ottenere felicità: avere soltanto ciò di cui si ha il bisogno. Solo questo può darci un profondo senso di libertà sia a livello fisico che mentale. Questo stile di vita permette di evadere da ciò che non è essenziale in modo da poter concentrare le proprie forze e la propria mente solamente sulle cose che davvero importano, cose che danno senso, gioia e valore alle nostre vite. L'arte minimalista potrebbe essere definita essenziale, vuota e sterile, ma lo stile di vita che si ispira a ciò da cui l'arte stessa ha preso spunti è la filosofia zen giapponese e dunque comprende non solo lo spazio fisico, ma anche quello mentale.
Si tratta quindi di liberare questi spazi per riuscire a pensare alle cose che davvero sono importanti per noi.

E per abbracciare ancora il concetto del minimalismo, come non citare il famoso detto:
LESS IS MORE 
(il meno è più)
del maestro del Movimento Moderno Ludwig Mies van der Rohe, architetto e designer tedesco, direttore per molti anni della scuola del Bauhaus. Mies cerco di creare spazi contemplativi, neutrali, attraverso un'architettura basata su un'onestà materiale e integrità strutturale, con uno studio esemplare del particolare architettonico. 

La Poltrona Barcelona, un'icona del design industriale realizzata da Mies van der Rohe per l'esposizione universale del 1929. 



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