Passa ai contenuti principali
MALEDETTI SI. MA ANCHE RICCHI E FAMOSI
(l'irresistibile fascino di fama e potere)
Un celebre saggio di Rudolf e Margot Wittkower intitolato "Nati sotto Saturno" del 1963 ma tuttora di successo, racconta l'evoluzione sociale dell'artista dall'antichità alla rivoluzione francese mettendone in evidenza il carattere melanconico, stravagante e lunatico, associato fin dall'antichità al pianeta Saturno. Nell'Ottocento questa patologia viene definita con l'aggettivo maudit e il maledettismo diventa l'incapacità di stare dentro le regole della società perbene e borghese la quale trasforma chi ne esce, e in primo luogo l'artista, in un deviante, comunque in un emarginato condannato alla bohème. Con la sua sensibilità alla ricerca di sensazioni estreme, compreso l'uso delle droghe, il Romanticismo seppe dare al maledettismo una patina seducente così che anche Puccini, per esempio, portò il tema proprio fin dentro il teatro colto e borghese per eccellenza, quello dell'Opera.
(...) Ma è vero che gli artisti hanno amato il maledettismo? E' vero che il loro genio li portava necessariamente ad essere dei diversi, dei disadattati, eccentrici e squattrinati? Non è vero. Anzi, si può dire che tutti hanno ambito, e tuttora ambiscono, a una vita agiata, al riconoscimento e alla fama. Nel passato tutti gli artisti volevano essere belli, ricchi e famosi come Raffaello; persino Michelangelo che lo invidiava tormentandosi nelle proprie idiosincrasie e, pur ricchissimo, viveva di stenti perché afflitto da un'estrema avarizia. Allo stesso modo oggi tutti vorrebbero essere ricchi e famosi come Damien Hirst o Jeff Koons, anche (e soprattutto) coloro che li denigrano.
Prendiamo per esempio un maledetto per eccellenza: Caravaggio. Essendo un bullo e un gran attaccabrighe, aveva come ambizione quella di entrare sotto la protezione di un potente per poter così girare liberamente armato, come consentiva la legge. Si può dire che andava fiero della sua spada quanto del suo pennello e la protezione del cardinal Del Monte gli diede anche l'immunità nei confronti della giustizia: ogni volta che veniva messo in carcere a causa delle sue continue risse, il cardinale interveniva per liberarlo. Altro che bohémien: Caravaggio era piuttosto un super raccomandato dall'arroganza del potere. E non bastandogli, si fece anche nominare Cavaliere di Malta, onorificenza che gli fu ignominiosamente tolta quando dovette fuggire dall'isola a causa dell'ennesima malefatta. Per ottenere il titolo di cavaliere si impegnò tutta la vita anche Velàsquez che si abbassò persino a mentire per dimostrare la propria limpieza de sangre, ovvero la purezza del sangue moresco ed ebreo. Alla fine ricevette l'agognata croce di Santiago nonostante nel frattempo avesse già accumulato, con un'avidità bulimica, un numero incredibile di incarichi e onorificenze dal re di Spagna.
Al titolo di "pittore del re", e quindi alla vicinanza con il potere, ambì anche Francesco Goya, liberale, filo-francese, impegnato contro l'ignoranza, la violenza, la superstizione quanto si vuole, eppure così meschino nelle sue faccende private, come rivela la sua corrispondenza dove lo si vede tramare per arrivare a corte e mantenere, fino a quando già era in esilio volontario in Francia, la pensione accordatagli dal re liberticida Ferdinando VII. Molti sono stati i pittori che hanno inseguito la contiguità col potere o i titoli nobiliari come per esempio il cavalier Bernini o il senatore della Repubblica italiana Renato Guttuso. Rubens, dal canto suo, si mosse solo nell'ambito dei grandi signori: da Vincenzo Gonzaga a Maria de Medici, regina di Francia, per i quali faceva persino l'ambasciatore. E quello di "artista di Stato" è un titolo, un pò sfottente, che ancora oggi viene dato per esempio al francese Daniel Buren il quale lavora per molti spazi e commissioni pubbliche. Inutile dire che anche da noi ci sono tanti di questi "artisti di Stato", ma farne il nome susciterebbe un fastidioso vespaio: per riconoscerli basta guardare il curriculum: non vantano nemmeno una mostra nelle gallerie più accreditate, ma in compenso lavorano tantissimo per gli enti pubblici.
Altrettanto numerosi sono stati gli artisti reietti senza soldi e emarginati, ma nessuno ne fu felice. Van Gogh si mise in cura dal dottor Gachet perchè desiderava guarire e non ne poteva più delle crisi bipolari che lo tormentarono fino al suicidio. Anche Edvard Munch si rivolse a uno psichiatra perchè a nessuno piaceva soffrire. Insomma di certo il maledettismo non è un'aspirazione degli artisti, né la condizione del genio: è piuttosto un destino maledetto cui molti di loro non si possono sottrarre, spesso a causa di problemi psichici. Dalla condizione di privilegiato a quella di maudit, il confine dunque è assai labile e affidato al caso più che alla volontà.Come diceva Montaigne: "Dalla più grande saggezza alla follia non c'è che un mezzo giro di caviglia".
(articolo del Corriere della Sera)

Commenti

Post popolari in questo blog

Sfoderiamo gli sci e i Moon Boot?!

Neve a Cortina d'Ampezzo Dicembre, aprono gli impianti e i rifugi, iniziano le folli sciate e la stagione dello snowboard!!!  Il mio equipaggiamento per eccellenza quando penso ai weekend in montagna sono i miei preziosi Moon Boot rosa! Disponibili ormai in tutte le fogge, copiati e imitati anche da prestigiose case di moda.... ma quando sono nati effettivamente i Moon Boot?! Doposci Moon Boot Ambrosiano e Giancarlo Zanatta Rivestimento esterno in nylon impermeabile, gommapiuma come isolante termico, suola ovale e antiscivolo. 1970: in Italia, i fratelli Zanatta a capo di un'azienda di scarponi da sci lanciano una calzatura informale e da riposo. Ispirati all'abbigliamento degli astronauti sbarcati sulla luna nell'estate del 1969, i Moon Boot sono allo stesso tempo un'intuizione tecnica e imprenditoriale, quanto un fenomeno di moda e di costume. Interpreti perfetti di un turismo invernale divenuto fenomeno di massa, i Moon Boot sono semplici,

Un tuffo nel mar dei Caraibi con LIGNE ST BARTH!

Proprio perché fuori fa freddissimo oggi ho voglia di parlarvi di una linea di prodotti eccezionali che ci trasportano automaticamente in posti caldi e paradisiaci: i Caraibi.  Si tratta dell'azienda francesce LIGNE ST BARTH.  Formule innovative e una continua ricerca di nuovi ingredienti di origine naturale caratterizzano l'attività dell'azienda che da vita a prodotti dai profumi incantevoli: olio di Avocado per corpo e capelli, olio di Cocco, Gel dopo sole all'Aloe Vera alla Menta, linea completa di solari, linea uomo, linea spa e ancora crema doccia esfoliante alla Papaia, latte detergente ai Fiori di Frangipane, tonico al Melone, esfoliante viso alla Papaia, maschere viso, crema al burro di Mango, gel doccia, shampoo e deliziose fragranze corpo. Le sostanze di sintesi sono utilizzate sporadicamente, soltanto quando non esiste alcuna alternativa naturale, al fine di fornire prodotti stabili e sicuri. Le materie prime vengono selezionate in base a precisi

Coconut Lover!? Presente!

Io adoro il COCCO , che oltre ad essere un frutto tropicale, è un alimento con un certo valore nutritivo. Oggi vi svelo qualche curiosità su questo frutto che troverete interessanti se come me siete Cocco Lovers! Il 'cocco ' così come noi lo conosciamo. La noce di cocco è il frutto della palma Cocos nucifera , unica nel suo genere: è una palma alta e snella che può raggiungere i 20-30 metri di altezza. Le sue foglie misurano circa 5 metri. Le foglie vecchie tendono a staccarsi naturalmente lasciando il tronco pulito (utile per gli agricoltori indigeni che salgono sui tronchi per raccogliere i frutti). La 'Coconut Palm' riesce a crescere in terreni anche molto poveri e sabbiosi, ma in un terreno fertile la resa è migliore e la pianta potrebbe produrre fino a 60-70 frutti (o noci) all'anno. Una palma da cocco può diffondere i suoi semi anche a migliaia di chilometri di distanza, grazie alle correnti marine che trasportano il frutto. Grazie anch