" Il design è legato alla vita quotidiana: tocchiamo circa 500 oggetti al giorno, la maniglia di una porta, il bicchiere, il telefono..."
Un pò designer, un pò artista, un pò imprenditore e fama da popstar! E' Karim Rashid, geniale inventore di progetti nei più disparati settori. Nasce in Egitto, cresce tra Londra e Toronto, si trasferisce in Italia, studia con Sottsass, lavora per Rodolfo Bonetto, torna in Canada, mette su una linea di moda. Insoddisfatto va a New York, dove nel '93 apre lo studio. Disegna mobili e oggetti, collaborando con aziende americane e giapponesi. Risultati? Prodotti futuribili, colori acidi, forme organiche, materiali supertecnologici e soprattutto economicissimi. Raggiunge popolarità col cestino buttacarta Garbo, che l'azienda nordamericana Umbra vende in 2 milioni di esemplari.
Incuriositi dal fenomeno "Rashid", Miyake, Prada, Estée Lauder e Saint Laurent si rivolgono a lui per nuovi prodotti, progetti di packaging. Da allora un'infinità di progetti, dal "cucchiaio alla città". Oggi è padre di più di 500 pezzi di design in produzione, parte già nelle collezioni di vari musei, come il MoMa a New York.
Un prodotto che non ha ancora disegnato? ... "Più ci penso più la lista è infinita! Mi piace disegnare prodotti che rielaborino la banalità, che inventino comportamenti", dice, "il design è conseguenza della vita quotidiana", "mi piace progettare oggetti sensuali, che creino un'esperienza. Ma non è solo la vita di ogni giorno a stimolarmi. Sono inspirato dai materiali, dalla produzione tecnologica, dai cambiamenti sociali e culturali, dal comportamento, dalla filosofia, dalla musica, dal cinema, dall'amore...". A proposito di materiali: la maggior parte delle sue creazioni sono di plastica, meglio, di materiali tecnologici derivati dalla plastica, scelta che risponde a fattori ergonomici ed economici. "All'idea intelligente, funzionale, espressiva, vanno uniti uso appropriato di materiali e tecnologia, impatto con l'ambiente, qualità di prodotto. Un buon progetto è emozionante, deve farti sentire qualcosa, farti coinvolgere dall'oggetto. Ed essere alla portata di tutti. Credo al design democratico". "Oggi puoi personalizzare cosmetici, scarpe da ginnastica.. più la tecnologia si perfezionerà, più gli oggetti, la moda, la casa saranno personalizzabili, disegnati da chiunque voglia farlo. Così come ognuno può disegnarsi i biglietti da visita, la carta intestata, in futuro, con tecnologie più avanzate, ogni consumatore potrà progettare oggetti tridimensionali, in armonia con le sue scelte estetiche". E i designer che fine faranno? "Diventeranno editori culturali, ingegneri culturali, progettisti di idee. Designer dell'immateriale".
Il suo libro dedicato ai suoi primi 10 anni di lavoro: I want to change the world.
Estratto da "Elle" - Pierantonio Giacoppo.
Un pò designer, un pò artista, un pò imprenditore e fama da popstar! E' Karim Rashid, geniale inventore di progetti nei più disparati settori. Nasce in Egitto, cresce tra Londra e Toronto, si trasferisce in Italia, studia con Sottsass, lavora per Rodolfo Bonetto, torna in Canada, mette su una linea di moda. Insoddisfatto va a New York, dove nel '93 apre lo studio. Disegna mobili e oggetti, collaborando con aziende americane e giapponesi. Risultati? Prodotti futuribili, colori acidi, forme organiche, materiali supertecnologici e soprattutto economicissimi. Raggiunge popolarità col cestino buttacarta Garbo, che l'azienda nordamericana Umbra vende in 2 milioni di esemplari.
Garbo by Umbra
Incuriositi dal fenomeno "Rashid", Miyake, Prada, Estée Lauder e Saint Laurent si rivolgono a lui per nuovi prodotti, progetti di packaging. Da allora un'infinità di progetti, dal "cucchiaio alla città". Oggi è padre di più di 500 pezzi di design in produzione, parte già nelle collezioni di vari musei, come il MoMa a New York.
Un prodotto che non ha ancora disegnato? ... "Più ci penso più la lista è infinita! Mi piace disegnare prodotti che rielaborino la banalità, che inventino comportamenti", dice, "il design è conseguenza della vita quotidiana", "mi piace progettare oggetti sensuali, che creino un'esperienza. Ma non è solo la vita di ogni giorno a stimolarmi. Sono inspirato dai materiali, dalla produzione tecnologica, dai cambiamenti sociali e culturali, dal comportamento, dalla filosofia, dalla musica, dal cinema, dall'amore...". A proposito di materiali: la maggior parte delle sue creazioni sono di plastica, meglio, di materiali tecnologici derivati dalla plastica, scelta che risponde a fattori ergonomici ed economici. "All'idea intelligente, funzionale, espressiva, vanno uniti uso appropriato di materiali e tecnologia, impatto con l'ambiente, qualità di prodotto. Un buon progetto è emozionante, deve farti sentire qualcosa, farti coinvolgere dall'oggetto. Ed essere alla portata di tutti. Credo al design democratico". "Oggi puoi personalizzare cosmetici, scarpe da ginnastica.. più la tecnologia si perfezionerà, più gli oggetti, la moda, la casa saranno personalizzabili, disegnati da chiunque voglia farlo. Così come ognuno può disegnarsi i biglietti da visita, la carta intestata, in futuro, con tecnologie più avanzate, ogni consumatore potrà progettare oggetti tridimensionali, in armonia con le sue scelte estetiche". E i designer che fine faranno? "Diventeranno editori culturali, ingegneri culturali, progettisti di idee. Designer dell'immateriale".
Il suo libro dedicato ai suoi primi 10 anni di lavoro: I want to change the world.
Estratto da "Elle" - Pierantonio Giacoppo.
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