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Quando si parla di pop art si pensa subito ai ritratti in serie di personaggi famosi immortalati da Andy Warhol, alle tavole con i suoni onomatopeici che richiamano i fumetti di Roy Lichtenstein, agli animali dai colori sgargianti formati da palloncini giganti di Jeff Koons. Insomma, alla parola pop art l'associazione più fulminea e immediata è quella con la corrente che nasce e si sviluppa negli Stati Uniti a partire dagli anni Sessanta e che fa della popular art, l'arte di massa, un fenomeno virale ed esplosivo. Dopo essere esploso negli Stati Uniti e in Inghilterra, la Biennale di Venezia del 1964 è la vetrina d'eccezione che fa conoscere il fenomeno all'Europa e al resto del mondo: la giuria premia per la prima volta un artista statunitense, Robert Rauschenberg, e la manifestazione ospita al padiglione Italia opere dirompenti di artisti più o meno noti come Mimmo Rotella, Franco Angeli, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Concetto Pozzati e Mario Schifano. "La pop art in Italia - scrisse qualche anno dopo lo scultore Mario Ceroli - spazzò via la soffocante accademia informale che ancora imperversava in Europa dove, ad accezione di una mezza dozzina di veri grandi artisti, il resto era scadente e noioso. Quanto all'America, ci vivevamo tutti immersi fino alla cima dei capelli: cinema, jazz, canzoni, letteratura, camice a collo stretto e scarpe". La testimonianza dello scultore la dice lunga sull'importanza che la nuova corrente ebbe in Italia: una ventata di aria nuova per mettere in discussione non solo la cultura artistica allora dominante ma anche la società con le sue derive economiche e sociali. Ecco allora che il cinema, la televisione, il mondo ingombrante e minaccioso dei mass media sono al centro della rivisitazione figurativa degli artisti nostrani che utilizzano differenti materiali per esprimere e dare forma alla loro pop art. Mimmo Rotella stigmatizzava l'opulenza dell'Italia in pieno boom economico e, con la sua tecnica di scomposizione e ricomposizione si accaniva sui manifesti cinematografici e le icone della società di massa, sperimentando nuovi mezzi e tematiche che anticipano di una decina d'anni il movimento della pop art. "Il mondo di immagini violentissime che ci circonda (segnaletica stradale, cartelloni, manifesti, semafori, automobili colorate, pubblicità) non può non colpire la retina e la fantasia di un pittore, al di fuori di ogni pretesto figurativo in senso tradizionale. Nel mio lavoro io cerco di tener conto delle impressioni e degli choc che ricevo continuamente", dichiara ancora Rotella a proposito della sua estetica che riflette il nuovo realismo urbano.
Mimmo Rotella (1918-2006) nel 1955 espone il primo "manifesto lacerato" che da qual momento in poi rappresenterà una sua cifra stilistica. Nasce così il décollage che segna la protesta nei confronti di una società che vive i falsi miti del consumismo. Senza titolo è un multiplo a décollage datato 1991 e realizzato con la tecnica serigrafica: tiratura di 60 esemplari numerati e certificati.

Tratto da "Sofa" - quadrimestrale di Arte.

Senza titolo
1991
Mimmo Rotella


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