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"Il fiore perfetto è una cosa rara. Se si trascorresse la vita a cercarne uno, non sarebbe una vita sprecata"


foto di Dominique Silberstein

Serendipità s. f. (dall’inglese serendipity), coniato nel 1754 dallo scrittore inglese Horace Walpole che lo trasse dal titolo della fiaba The three princes of Serendip (era questo l’antico nome dell’isola di Ceylon, l’odierno Srī Lanka). Letteralmente "La capacità o fortuna di fare per caso inattese e felici scoperte, mentre si sta cercando altro"

Il termine deriva appunto da Serendip, l'antico nome persiano dello Sri Lanka. Il termine fu coniato dallo scrittore Horace Walpole che lo usò in una lettera scritta il 28 gennaio 1754 a Horace Mann, un suo amico inglese che viveva a Firenze. Horace Walpole fu ispirato dalla lettura della fiaba persiana "Tre prìncipi di Serendippo" di Cristoforo Armeno nel cui racconto i tre protagonisti trovano sul loro cammino una serie di indizi, che li salvano in più di un'occasione. La storia descrive le scoperte dei tre prìncipi come intuizioni dovute sì al caso, ma anche allo spirito acuto e alla loro capacità di osservazione:
« È stato una volta che lessi una favoletta dal titolo "I tre prìncipi di Serendippo". Quando le loro altezze viaggiavano, continuavano a fare scoperte, per accidente e per sagacia, di cose di cui non erano in cerca: per esempio, uno di loro scoprì che un cammello cieco dall'occhio destro era passato da poco per la stessa strada, dato che l'erba era stata mangiata solo sul lato sinistro, dove appariva ridotta peggio che sul destro - ora capisce la serendipità? Uno dei più ragguardevoli esempi di questa casuale sagacia (lei deve infatti notare che nessuna scoperta di cosa che si stia cercando può ricadere sotto tale descrizione) è stato quello del mio Lord Shaftesbury, il quale, capitato a pranzo dal Lord Chancellor Clarendon, si accorse del matrimonio del duca di York e di Mrs. Hyde, dal rispetto con cui la madre di quest'ultima trattava la figlia a tavola. »
(W. S. Lewis)
Oltre a essere indicata come sensazione, la serendipità indica anche il tipico elemento della ricerca scientifica, quando spesso scoperte importanti avvengono mentre si stava ricercando altro. Portando alle estreme conseguenze il concetto di serendipità/casualità delle scoperte scientifiche, in contrapposizione al metodo dell'indagine sistematica, si può arguire che in ogni scoperta, come del resto in ogni aspetto della vita reale, deve essere insito qualche elemento di casualità: se il ricercatore sapesse già esattamente quello che sta cercando, non avrebbe bisogno di cercarlo, bensì gli basterebbe avere una conferma di una realtà che già prevede esista. In questo senso una nuova scoperta scientifica ottenuta mediante intuizione o serendipità da un ricercatore è cosa sostanzialmente diversa rispetto all'ottenimento di una conferma sperimentale di un evento mai prima osservato, ma previsto - da uno scienziato - in base all'estrapolazione di una teoria basata sull'interpretazione di altri eventi noti correlati. In questo caso infatti l'oggetto della ricerca sarebbe il tentativo di validare una teoria - cioè una rappresentazione astratta del mondo reale - quindi non la realtà in sé del mondo sottostante.
Una famosa frase per descrivere la serendipità è del ricercatore biomedico americano Julius H. Comroe:
(EN)
« Serendipity is looking in a haystack for a needle and discovering a farmer's daughter. »
(IT)
« La serendipità è cercare un ago in un pagliaio e trovarci la figlia del contadino. »
(Julius Comroe Jr., 1976)

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